LA LUCE DELLA RIVALTA (SCRIVIA)

Nel 1960, mentre inaugurava la tratta finale della A7 che congiunge Tortona con Milano, il Presidente Gronchi non poteva sapere che quell’opera avrebbe trasformato la Valle del Po in una visione sfocata per il milanese medio. Una vaghissima immagine, verde come i campi di mais e le risaie o nera come la terra in autunno, percepita con la coda dell’occhio mentre l’auto viaggia veloce sul lungo rettilineo che porta verso Genova, verso il mare.
Viaggiando si intravedono solo pochi stabilimenti industriali e il mitologico Motel K, per il resto la strada si tiene lontana da città e paesi.

Ma un Motografo è sempre un Motografo e anche quando sta correndo al mare ha sempre un occhio alla ricerca di qualcosa di nuovo da esplorare.

E così, una dozzina di anni fa, la mia attenzione è stata catturata da un gruppo di edifici di mattoni scuri nei pressi di Castelnuovo Scrivia.

Sebbene non molto diverso dalle altre cascine della zona, dall’autostrada si presenta come un’imponente complesso murato, dominato da una chiesa evidentemente sproporzionata alle esigenze di una comunità agricola.

Ovviamente non ho mai avuto il tempo di uscire sulla statale per indagare cosa fosse e ovviamente, ogni volta, già all’altezza di Serravalle me ne ero dimenticato.

Solo di recente, in uno dei miei viaggi virtuali con Street View, ho capito cosa fosse quel posto.

Perché fate quella faccia? Cosa vuol dire che sono l’unico a fare i viaggi virtuali? Mi state prendendo in giro?

Dicevo, solo di recente ho capito che il mio complesso di mattoni è semplicemente la parrocchia di Rivalta Scrivia.
La struttura, scopro, ha radici nella seconda metà del XII secolo.

Interessante, ma ancora non abbastanza per eleggerla a meta di uno dei miei giri.
Diciamo che ci sono finito solo di ripiego.
La mia vera meta era Libarna, antica città Romana al fondo della Val Scrivia che, ancora una volta, mi ha sempre chiamato dai cartelli della Serravalle senza mai convincermi ad abbandonare la rotta verso il mare.

Ma oggi (la seconda domenica di Aprile del 2018) il tempo non è un gran che, e il mare non pare un’opzione.
Così, dopo aver verificato gli orari d’apertura degli scavi (), decido di muovermi verso Serravalle Scrivia.
Il cielo sopra la mia testa inizia ad assumere un aspetto drammatico quando raggiungo il piccolo comune piemontese sede del posto più brutto del mondo.

Mi libero dal traffico dei forzati dello shopping appena in tempo per rimanere bloccato dal passaggio di una gara ciclicstica amatoriale. Ma niente può abbattermi oggi, sto finalmente andando a visitare Libarna.

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Posteggio davanti alla balconata dalla quale si può godere di una vista d’insieme del sito e torno verso la biglietteria.
Suono il campanello e attendo. Nessun segno di vita.
Suono nuovamente, Attendo.
Nulla…
Guardo meglio…

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Ecco, appunto. Scemo io che mi fido di internet…

Se solo ci fosse stato qualcuno (che so, il bigliettaio) oltre a sentirmi lanciare imprecazioni impressionanti per varietà e vigore, mi avrebbe visto compulsare nervosamente il mio famigerato elenco di mete da visitare in cerca di un ripiego.

La Val Borbera e la Val Curone? No, non è proprio cosa. Già una volta il clima da quelle parti mi ha fermato*.
La diga del Brugneto? No, ormai è tardi, non riuscirei a fare il giro del lago a piedi, non ne val la pena.
Acqui Terme? Con sto tempo?
‘Spetta! Ecco! L’abbazia di Rivalta è qui a due passi.

Un bel 180° e via verso nord.
Arrivo qualche minuto prima dell’apertura pomeridiana (l’abbazia apre alle 15.00) e ne approfitto per girare per i campi cercando la visuale migliore (ricavando un po’ di belle foto e coprendomi di fango sino alle orecchie).

La bassa e l'abbazia

Nata come comunità spontanea attorno al 1150, è lungamente guidata da comunità dall’abate Ascherio che nel 1180 la pone sotto la tutela dei Cistercensi dell’abbazia di Lucedio (Vercelli) per proteggerla dalle mire del Vescovo di Tortona..
Come sempre, l’arrivo dei Benedettini Cistercensi si traduce in un periodo di forte espansione della comunità ed in una riorganizzazione completa del monastero, che viene di fatto riedificato.

In un’ottantina d’anni la chiesa di Santa Maria ed il complesso residenziale sono terminati. La costruzione è lineare e segue i dettami del gotico cistercense: una pianta a croce latina a tre navate dalle linee pulitissime e semplici. Nell’architettura cistercense i fronzoli superflui sono banditi e i pochissimi ornamenti che ingentiliscono gli elementi strutturali sono portati all’estremo della stilizzazione.
Minimal, diremmo, se fossimo degli orrendi hipster in coda per scroccare Nastro Azzurro calda e Dixie rafferme ad un evento esclusivissimo del fuorisalone.

Abbazia di rivalta

Il rigidissimo minimalismo viene mantenuto per un paio di secoli, fino all’intervento di Franceschino Boxilio e della sua bottega, autori del bellissimo apparato di affreschi.
I simboli dei quattro evangelisti nella piccola cappella che funge da abside della navata destra sono commoventi nella loro semplicità quasi popolaresca.

San Luca Evangelista

Come dicevo, dall’autostrada – e dalle risaie in cui mi sono avventurato poco fa – l’abbazia ha un aspetto severo ma imponente. Eppure la facciata della chiesa non sembra all’altezza della zona absidale.
La cornice in mattoni rossi mette in evidenza la struttura interna delle tre navate creando tre archi che sembrano “tappati” da un muro di pietra intonacata,
Un’apparenza dimessa che contrasta con l’edificio che sorge addossato a ciò che rimane del monastero: un palazzo di aspetto seicentesco con un bel cortile loggiato che si apre sul sagrato della chiesa.

Abbazia di Rivalta Scrivia - Chiesa di Santa Maria e Palazzo Airoli

Proprio il palazzo costruito nella seconda metà del ‘600 per il Marchese Agostino Airoli, che nel frattempo era diventato titolare del feudo di Rivalta, è la causa di questa apparenza sottotono.
Il palazzo è stato edificando riconvertendo – sarebbe meglio dire demolendo e riedificando – l’ala dei monaci del vecchio monastero ormai ridotto a commenda, dopo che già l’ala dei conversi era stata demolita qualche decennio prima.

Ma il Marchese non era soddisfatto della sistemazione.

‘Sta chiesa così vicina al mio cancello – diceva – soffoca il mio bel palazzo.
Chi passa non si accorge di quanto bello sia, quanto raffinato, quanto imponente.
C’ho proprio gusto ad essermi fatto fare il palazzo alla moda e poi quei quattro gatti che mi vengono a trovare fino a qui fanno caso solo a questa vecchia chiesaccia di mattoni!

Abbazia di Rivalta

Lamentati oggi, lamentati domani, il Marchese riuscì a convincere il Vescovo di Tortona. Certo, dovette pagare di tasca sua il restauro di quel che sarebbe rimasto – e per un genovese deve essere stato un compromesso doloroso – ma l’Airoli fu autorizzato a far demolire la prima campata per “farvi piazza”.

Il palazzo non è visitabile ma, da quello che sono riuscito a vedere attraverso la recinzione, dietro al corpo loggiato è nascosto un bel parco con tanto di pavoni che scorrazzano tra i cespugli fioriti.

Nonostante la mutilazione, internamente la chiesa appare grandiosa. Grandiosa ma, al tempo stesso, raccolta. Intima.
Miracoli del gotico.

San Marco Evangelista

Dalla navata destra, vicino alla bella cappella Boxiliana di cui vi ho già parlato, si passa in sacrestia e poi alla Sala Capitolare, l’unica parte superstite dell’antico monastero. Il capitolo è alla base della vita monastica cistercense. Qui si prendono le decisioni e la comunità, in un’ammirevole democrazia, elegge il suo abate.

Ed è sempre qui che – in un’atmosfera degna de Il nome della rosa – si svolge la pubblica confessione dei peccati di ogni fratello, la cui punizione è deliberata ed eseguita direttamente dall’assemblea. Sarò suggestionabile, ma mentre me ne sto seduto qui a guardare la luce che filtra dalle trifore in fondo alla sala, mi corre un brivido lungo la schiena al pensiero degli atti di devozione, di umiliazione e di fanatismo che devono aver avuto luogo tra queste mura.

*= In verità io un sopralluogo l’ho fatto, ma se tutto va come deve ne parliamo prossimamente.

[ssba]

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