NESSUNO SI ASPETTA L’INQUISIZIONE SPAGNOLA

Il gran teatro del Mondo…

Dici Barocco e la mente corre subito allo sfarzo e alla magniloquenza.
Ori, stucchi, decorazioni.
Affettazione e frivolezza.
Horror vacui e volontà di stupire.

Tutto vero, ma non solo.

Perchè l’avvento del Barocco coincide con l’età della riforma e della controriforma.
Delle guerre di religione che per quasi due secoli hanno insanguinato l’Europa.
Un clima cupo, di intransigenza religiosa,di censura e d’inquisizione.

Un periodo in cui la chiesa cattolica perde potere a Nord-Ovest sotto i colpi della riforma protestante e nello stesso tempo è minacciata a Sud-Est dagli Ottomani che controllano fermamente i luoghi santi mentre consolidano il loro dominio sui Balcani.

Insomma, da una parte i protestanti propongono una visione del cristianesimo innovativa e dirompente – eretica, secondo il Papato – e dall’altra i continui scontri con l’impero Ottomano impediscono ai cattolici europei i pellegrinaggi in Terrasanta.

I Sacri Monti arrivano in questo contesto.
Riproduzioni in scala dei luoghi del Vangelo. Surrogato del pellegrinaggio in Palestina e, contemporaneamente, strumento per propagandare e mantenere l’ortodossia del racconto evangelico.

La cattura di Gesù

Crea, Orta, Varese, Oropa, Ossuccio, Ghiffa, Domodossola, Valperga.
Tra la fine del ‘500 e i primi anni del ‘700 in Piemonte e in Lombardia, nelle zone dove era più forte il pericolo protestante, i Sacri Monti Barocchi spuntano come funghi ricalcando il prototipo creato all’inizio del sedicesimo secolo qui, a Varallo Sesia.

Tutti insieme, dal 2003, costituiscono il Sito Unesco dei Sacri Monti Barocchi del Piemonte e della Lombardia.

La Varallo del ‘500 è zona di confine tra il Ducato di Milano e la Savoia, apparentemente periferica.
Ma tra Patari, Umiliati, Cataro-Albigesi, Zelanti, Dolciniani, Apostolici e Valdesi, già da qualche secolo la chiesa cattolica non aveva gran che da star tranquilla.

E con i protestanti a due passi, appena oltre le alpi, a partire dal tardo ‘500 la situazione non poteva che farsi via via più tesa.

E così il progetto del Sacro Monte, sostenuto con forza dal Cardinale Carlo Borromeo (no, non è quello dei Promessi Sposi, quello è suo cugino Federico) acquista una fondamentale importanza dottrinale.
Non più semplice riproduzione dei Luoghi Santi ma vero e proprio catechismo tridimensionale.

Anche perchè il buon cattolico non ha mica una Bibbia in Italiano da leggersi prima di dormire, è robaccia da protestanti quella…

Visitazione

Arrivo a Varallo nella tarda mattinata.
È solo il primo weekend di primavera, ma il termometro della farmacia segna quasi trenta gradi.

Incosciente come solo un motociclista ad inizio primavera sa essere, guardo con sdegno la stazione della funivia e, scuotendo la testa, mi incammino sulla strada lastricata che sale sulla collina.

Il Frate Bernardino Caimi, fondatore del santuario, aveva fatto le cose a modino, devo dire.
Dovendo riprodurre i luoghi santi ha scelto una collina che potesse in qualche modo ricordare il Calvario.

Sono poco più di duecento metri di dislivello, ma quando arrivo in cima sono uno straccio.
Affannato. Madido di sudore. Incurante della sanità del luogo impreco a mezza bocca contro la giacca, che pesa una tonnellata e non entra nello zaino, contro il sole, contro la salita e soprattutto contro di me che non ho voluto prendere la funivia per risparmiare quattro euro.

E la salita a piedi non mi vale, a quanto pare, nemmeno un’indulgenza plenaria…

La Magnolia e la cappella

Poco male, bevo un sorso d’acqua, varco il portone e inizio la mia visita.

Ogni cappella, ogni stazione, racconta un momento diverso della storia di Gesù, dal peccato originale (inteso come la ragione della stessa venuta di Cristo sulla terra) sino alla resurrezione.

Il Sacro Monte che vediamo oggi è il risultato di quattro fasi artistiche e ideologiche profondamente diverse.

Parte della struttura architettonica delle cappelle risale alla fine del ‘400, al progetto di Nuova Gerusalemme ideato dal francescano Bernardino Caimi.
Un secondo strato è quello curato da Gaudenzio Ferrari nella prima metà del ‘500.
Galeazzo Alessi, nel tardo ‘500, prende le redini della fabbrica del Sacro Monte sulla scorta del progetto del Borromeo.
Infine il ‘600. Sotto la direzione del vescovo Carlo Bascapè, già collaboratore di San Carlo, Giovanni D’Errico, il Tabacchetti, il Morazzone e molti altri grandi artisti del tempo si adoperano per riorganizzare integralmente e completare l’opera, adattandola definitivamente agli indirizzi spirituali del Concilio di Trento.

La cattura di Gesù

Una caratteristica comune a tutti e quattro i periodi è lo straordinario naturalismo delle statue. Madonne, Cristi, apostoli… Tutti modellati, chiaramente, su modelli reclutati nella zona. Potrebbero essere i trisavoli del barista, del parroco, del farmacista del paese.

Il vecchio Giuseppe, segnato dal tempo e dal lavoro. La samaritana al pozzo, con le sue guance rubizze per l’aria frizzante di montagna e le braccia muscolose da lavoratrice.
O, ancora, il bambinello portato alla circoncisione. Bianco e vermiglio, come nella canzone di De Andrè, in braccio ad una madre di cui pare di sentire il pesante accento vercellese.

Circoncisione (Madonna con Bambino)

Le cappelle sono protette da cancellate e vetrate. Spesso c’è solo un piccolo varco da cui osservare la scena. E quasi sempre è piazzato ad altezza nanica. O forse all’altezza di un pellegrino inginocchiato?

Fatto sta che dopo pochissime stazioni mi esplode una cervicale mostruosa.

Giuseppe alla natività

La stratificazione di diversi periodi artistici è il motivo per cui in certe cappelle l’ambientazione è incoerente rispetto alla scena raccontata.

Lazzaro, per dire, esce dal sarcofago – grazie ai buoni uffici di un Gesù che pare il bassista di un gruppo stoner – in una sala sontuosa, piena di gente vestita a festa. Non esattamente quello che ti aspetti da un funerale.

La resurrezione di Lazzaro (Gesù)

Una signora, intenta a sgranare un rosario le cui perle continueranno a scorrere per tutta la nostra conversazione, mi spiega che in origine la cappella era dedicata alle nozze di Cana ma quando a fine ‘500 fu trasformata nella scena odierna, gli affreschi di Gian Giacomo Testa rimasero sulle pareti.

La resurrezione di Lazzaro

– Mi spiace che lei ora lo vede così, con tutte le statue polverose e in disordine. Sa, non c’è più la manutenzione che c’era quando ero bambina.
– Beh, ma adesso con l’Unesco saranno arrivati degli investimenti, no? Ho visto che la cappella della strage degli innocenti è in restauro.
– Oh mamma… non mi parli dell’Unesco. L’Unesco è un’istituzione anticristiana per definizione. Loro vogliono ridurre il Sacro Monte ad un museo, ma questo è un santuario. Altro che professori e guide turistiche, qui servirebbero i preti.

Proseguiamo la conversazione affrontando la messa postconciliare (Gli esorcisti dicono che la messa in latino piace a Dio, quella in volgare piace al Demonio, che la usa per entrare nelle menti dei fedeli) e sfiorando la situazione della chiesa italiana (il problema, caro Lei, è che in Italia ormai la Chiesa non conta più nulla. È che manca un’intellighenzia cattolica che sappia orientare la politica nel segno dell’ortodossia. E i veri fedeli sono costretti a guardare all’estero).

Ci salutiamo (insiste per darmi due baci sulle guance) e mi allontano con i brividi lungo la spina dorsale, sapendo che l’estero a cui si riferisce è, con ogni probabilità, la Polonia di Radio Maryja.
Lei resta lì a sgranare i suoi rosari pregando anche, immagino, perché io rinsavisca dal mio folle ateismo.

Quanto alla mancanza di importanza della Chiesa nella vita politica del Paese, pochi mesi dopo un Ministro della Repubblica avrebbe baciato il rosario e invocato il cuore immacolato di Maria in un’aula parlamentare senza essere sottoposto ad un TSO.
Temo che la mia signora varallina ne sarà stata piacevolmente impressionata.

Lamentazione sul Cristo Morto

Le quarantaquattro cappelle si susseguono con un ritmo serrato.
Ad impressionarmi di più sono le cappelle che ritraggono momenti intimi, come la Natività, con un Giuseppe vecchio, stanco ed angosciato o il commovente compianto sul Cristo morto, e scene quotidiane come quella della Samaritana al pozzo dove un giovane Gesù siede appoggiato all’orlo del pozzo in una posa che non ha nulla di costruito o di ieratico.

Gesù al pozzo

Ma sono affascinanti anche le scene più epiche, come l’arrivo dei Magi a Betlemme con un codazzo di servitori, cavalli e cammelli o la caleidoscopica azione di massa, con centinaia di figure e dettagli minutissimi, della salita al Calvario.

Salita al calvario

Il percorso culmina, giunti sulla cima della collina, con la Crocifissione di Gaudenzio Ferrari.

Crocifissione

Una sorta di opera d’arte totale in cui gli affreschi e le statue si fondono al punto che non è quasi possibile capire dove finiscano gli uni ed inizino le altre.
Le tre croci, il Cristo, i Ladroni contorti dal dolore.
E poi le donne in lacrime, i Legionari, il popolo… Una folla colratissima, indaffarata, mobile, se ha senso usare questo aggettivo per delle statue.

Crocifissione (il ladrone)

Peccato solo non si possa realmente entrare nella cappella e si sia obbligati a guardare questo capolavoro attraverso un vetro blindato spesso quattro dita…

Naturalmente, guardando le cose da un punto di vista devozionale, il culmine del percorso dovrebbe essere in realtà la resurrezione di Gesù, rappresentata dalla fontana al centro della piazza, davanti alla basilica.

Chi mi conosce sa che io non amo l’architettura barocca.

Dove “non amo” è decisamente un eufemismo per ingentilire l’immagine di ruspe, di palle demolitrici e di tritolo che l’idea di barocco fa affiorare nella mia mente

E infatti è per questo che della basilica dedicata alla Vergine non ho parlato e non ho nemmeno intenzione di parlare più di tanto.
Chi tra voi ama il genere, comunque, potrà finalmente trovare qui gli ori, i marmi, gli stucchi, i trompe l’oil e tutto quell’armamentario estetico che normalmente si associa al concetto di Barocco.

La basilica

Io, personalmente, vi aspetto giù al parcheggio.

[ssba]

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