L’IMPERO COLPISCE ANCORA – INTRO

Fondata attorno al 590 a.C.da un gruppo Celti Insubri di Golasecca.
Conquistata dai Romani nel 222 a.C. e resa Municipium Civium Romanorum da Cesare nel 49 a.C.
Residenza imperiale e capitale dell’Impero Romano dal 286 al 402 d.C.

[Luce in sala]
Alzi la mano chi sa di quale città sto parlando.
Sì, là in fondo… No, mi spiace, non è Aquileia.
Sì, prego… Sì, lei con il maglione rosso… No, non è nemmeno Ravenna.
Come? Aosta? Vabbè, ma state tirando a indovinare!
Milano.

[Brusio e incredulità]

Milano, spesso ce ne si dimentica, fu residenza dell’Imperatore, e quindi capitale de facto, dai tempi di Diocleziano sino al periodo delle invasioni barbariche.
Proprio qui Costantino emanò l’editto di tolleranza religiosa del 313 d.C. che spianerà la strada all’affermazione del Cristianesimo in Europa.
Teodosio I aveva qui la sua residenza e l’influenza di Ambrogio di Treviri – vescovo della città – fu determinante nel convincerlo a rendere obbligatorio il culto cristiano ed illegale qualsiasi altra religione.
Ok, ok, non si può dire che Milano abbia legato il suo nome alle pagine più edificanti della storia imperiale.

Ma di tutto questo girando nel centro di Milano non si trova quasi traccia.
Strette stradine medievali, archi gotici, palazzi nobiliari del settecento, un castello rinascimentale… Nel centro di Milano sembra esserci di tutto meno che le vestigia di un passato romano.
Verrebbe da credere che a un certo punto la città si sia trasferita, spostata di qualche kilometro dal suo sito originario.
Come capita quando un paese viene distrutto da una frana o da un terremoto. È successo a Gibellina, a Bussana, a Erto.
Dove c’era il vecchio abitato non c’è più niente e dove c’è quello nuovo le tracce del passato non esistono.

Soffitto della Torre di Ansperto

Naturalmente non è quello che è successo a Milano.
Non solo Milano non si è mossa di un centimetro, ma il centro nevralgico della città moderna è pressoché sovrapposto a quello della città romana.

E a ben vedere non è neanche vero che le tracce del passato antico siano scomparse. Sono solo ben nascoste.
Alcune, come il foro, il palazzo imperiale o il teatro sono state sostituite da altri edifici che oggi rendono impossibile leggere l’antica struttura ma altre, forse quelle meglio nascoste, sono davanti a noi. In bella mostra.

La Pianura Padana è povera di pietra.
Sabbia ne abbiamo quanta se ne vuole grazie ai nostri fiumi, e anche argilla per fare i mattoni che hanno definito il linguaggio del nostro Medioevo; ma pietra, quella no, quella non ce l’abbiamo.
Bisogna portarla dalle Cave di Candoglia, di Ornavasso, di Saltrio.
Bisogna che ogni singolo blocco viaggi dalla cava alla città per decine di kilometri su carri fragilissimi o su barconi che rischiano il naufragio.

È per questo che nell’Alto Medioevo i Milanesi hanno preso le pietre dove le trovavano.
Prima i templi, abbandonati assieme ai loro Dei. Poi il palazzo, il circo, il foro…
I monumenti imperiali in rovina sono diventati cave a cielo aperto.
Una pietra qui, un fregio lì. Quelle colonne mettile lì davanti alla chiesa che stanno bene, quella torre lasciala stare, che ci facciamo un campanile…

0005 - Stele funeraria dei Servili

La memoria si è persa ma le pietre di allora sono – letteralmente – le fondamenta della città di oggi.

E allora ho deciso, anche in onore di quella collega romana a cui è dedicato tutto il mio lavoro su Milano, di andare in cerca di quelle pietre, di quelle tracce di un antico passato dimenticato.

[ssba]

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